mercoledì 27 gennaio 2010

Bonus febbraio 2010

Pubblicato ieri sul sito della Regione Lombardia l'elenco dei bonus ferroviari per i mesi di febbraio e marzo, differenti a seconda della direttrice.
Per chi viaggia verso Lodi-Piacenza c'è uno sconto del 20% per il mese di febbraio.
Lo sconto è applicato già dal 22 gennaio e vale anche per chi usa l'abbonamento Trenomilano.

Treno deraglia fra Lodi e Secugnago

Altro incidente ieri pomeriggio.
Un treno è deragliato fra Lodi e Secugnago (presso San Martino in Starda) alle 16.20 mentre viaggiava in direzione nord. Il traffico ha continuato a viaggiare ma su binario unico.
Risultato: ritardi fino a 60 min sulla linea MI-PC.
Ma anche stamattina a Lodi i treni diretti a Milano avevano tutti ritardi di almeno un quarto d'ora.

PS: sul sito delle FS non c'è traccia di questo incidente e conseguenti ritardi.

lunedì 18 gennaio 2010

Guasto fra Bologna e Piacenza

Stamattina ritardi >40 min a causa di un guasto tecnico fra le stazioni di Piacenza e Bologna (abbastanza vago direi).
Ovviamente la sorte non è stata benevola e mi sono beccato un treno già in ritardo che si è fatto pure tutte le stazioni perché hanno cancellato un treno locale.
Come al solito l'informazione non è delle migliori, in quanto le cause del ritardo vengono annunciate molto raramente e non si dà ai viaggiatori un quadro della reale situazione. La cosa più importante è dar loro indicazioni di quali treni sono in arrivo e quali fermate faranno, per capire a che ora si potrà arrivare in ufficio.
Apprezzabile il lavoro del capotreno che ha dato indicazioni di servizio in arrivo in alcune piccole stazioni, ma evitabile dire che si viaggiava con 21 min di ritardo quando si sapeva che ne avrebbe accumulati almeno il doppio (infatti siamo arrivati a Milano con almeno 45').
Iniziamo bene la settimana.

mercoledì 13 gennaio 2010

Classici ritardi

Stamattina a Lodi i convogli verso Milano viaggiavano con ritardi variabili fra 30 e 50 minuti.
Causa? Chi lo sa!
Ovviamente treni affollati vista l'ora di punta. Qualcuno ha dovuto rinunciare a salire sul primo treno utile ed ha aspettato il successivo.
Niente di nuovo.

Disagi in stazione centrale

Segnalo questo articolo di Andrea Galli pubblicato sul Corriere

MILANO — Si entra ed esce, ci si lotta e perde a testa alta. Nessuna freccia di indicazione sul pavimento; minuscoli, defilati, appiccicati ai lati delle colonne gli annunci ad altezza occhi: e allora, stante la pochezza degli aiuti, non resta che la segnaletica verticale, su in alto. Però così cattivella, ingannevole, truffaldina. Prendiamo l’ingresso principale, direttamente da piazza Duca d’Aosta. Sulla destra, un bel pannello con scritto: «bagagli», «biglietteria», «servizi igienici». Ma per i treni? Dieci metri più avanti, altro pannello. Con scritto: «biglietteria». D’accordo. Ma per i treni? E anche per i bagagli, i servizi igienici?

I servizi igienici sono al piano ammezzato, 1 euro per entrare e l’esperienza sensoriale, unica, dell’acqua siberiana dai rubinetti. Bagni da brividi. In quelli del piano superiore ci sono i finestroni bloccati spalancati come ai tempi delle pulizie di primavera, e infatti la toilette costa meno. Ottanta centesimi da versare in monetine nell’apposita macchinetta, non è accettata la moneta da 1 euro, non si dà resto. Però amen, almeno, dirà qualcheduno, con i bagni un posto per sedersi c’è. In tutta la stazione ci sono quattro panchine al piano terra e tredici panchine al piano dei binari. Le panchine sono da quattro posti. In un giorno, in stazione Centrale, passano almeno 320 mila passeggeri. La maggioranza di chi attende è accasciata, o è seduta in equilibrio sui tubi poggiapiedi lungo i corridoi, oppure avanza e arretra su questi tapis roulant che si alzano, mischiano e intersecano in diagonale, anziché, semplicemente, salire in verticale dall’ingresso dello scalo ai treni.

Qui vien voglia di andar via. Di uscire. Dov’è l’uscita? Provare a scendere da un treno al binario 5. Andate dritto. Troverete un doppio pannello. Miriade di informazioni, tranne, appunto, quella per l’uscita. Di nuovo, a testa alta. Eccola lì, in rosso, a grossi caratteri, una scritta possente: «uscita». Ma conduce alle lunghe scalinate (fatte di 48 gradini) e non ai tapis roulant. Nel dicembre 2008, finito il restauro da 120 milioni, Trenitalia prometteva («È solo il primo passo»), la Regione tranquillizzava quegli antipatici pendolarimai contenti («Miglioreremo tante altre cose») e il sindaco Letizia Moratti passeggiava in spazi «lucenti e rinnovati nell’immagine e anche come punto d’incontro». Quanti incontri tra sconosciuti, tra chi sale e chi scende, con domande così, poste con una tragica teatralità facciale: «Vado bene per i taxi?», «Dov’è il deposito bagagli?», «E la metropolitana? ». Non mancano gli arditi: «Di qui è giusto per il Malpensa shuttle? ».

Su piazza Duca d’Aosta tre varchi conducono alle scale del metrò. Ma questo lo sa chi è pratico del posto. Gli altri, come unica coordinata geografica si ritrovano una minuscola scritta «M», che sta per metrò, sulla sommità di uno dei varchi. Siamo sul lato sinistro dell’ingresso. Quello fortunato. Ha l’orologio, sul muro, che funziona. L’unico nel raggio di metri e metri. Certo, poi, a cosa serviranno gli orologi se tanto non ci sono manco gli orari, o quei pochi che ci sono, sono schiacciati dentro piccoli, davvero piccoli monitor? Bastano due, tre persone davanti per, di fatto, oscurare gli schermi.

Ha detto l’architetto Stefano Boeri che la Centrale «rende difficile l’orientamento e addirittura a volte lo spostamento fisico per chi ha fretta». La fretta, qui, è un atteggiamento da condannare. Non è tollerata. Non si può, non si deve. C’è coda alle biglietterie, il treno parte e si vogliono puntare i pochi secondi a disposizione sulle macchinette automatiche? Delle macchinette, ieri, nel primo pomeriggio, ne abbiamo contate 6 fuori uso; ci sono inoltre quelle che non danno resto superiore ai 9 euro e quelle con la fessura per il bancomat e la carta di credito, e con l’adesivo d’avviso «non attiva la modalità bancomat e carta di credito».

È tutto un avviso, lo scalo. «Il deposito bagagli è stato trasferito all’interno del nuovo asse pedonale». Trovato il deposito, si nota il cartello «fuori uso» sulla macchina che, forse, dovrebbe passare sul nastro trasportatore la valigia e individuare eventuali elementi sospetti all’interno. Attività anti-terrorismo? Comunque, stavamo parlando dei cartelli. Ai binari 20 e 21 il Freccia club annuncia: «Ingresso riservato soci cartafreccia oro e platino». Non ci sono, nella stazione, sale d’attesa per il popolo. C’è un ultimo cartello, in una «edicola e libreria». I giornali ci sono; quanto alla libreria, rimangono le ultime copie tascabili del romanzetto d’amore di Cathy Williams «Volere del destino» e del giallo di Jonathan Nasaw «Incubo senza fine».

In Centrale i tapis roulant hanno una coppia di pali all’inizio, i bagagli si incagliano; la farmacia è preceduta da una scaletta che si avvita e scoraggia solo a guardarla; in un punto, per raggiungere la biglietteria ti fanno fare una scalata-discesa sui tapis roulant inutile, la biglietteria dista trenta passi. Per la cronaca, dalla biglietteria ai binari, con i tapis roulant si impiega non meno di un minuto e 48 secondi. Parecchio. Ci sono delle targhette, in giro. Comunicano che per proteste e apprezzamenti c’è un numero cui è possibile inviare un sms. E che si scriva «bravi» o «è una vergogna», a messaggio inoltrato la risposta che torna indietro non cambia. Sempre «il Gruppo Ferrovie dello Stato ringrazia per le segnalazioni ». Cosa importa, tanto l’sms (del viaggiatore) è a pagamento.

martedì 12 gennaio 2010

Dov'è finito il Meneghino?

Mesi fa (primavera 2009) è stato introdotto il nuovo treno sulla metropolintana milanese, chiamato Meneghino.
Mi è capitato di prenderlo stamattina sulla rossa, ma è una cosa abbastanza rara.
Si parlava di inserire 3 Meneghino al mese sulle varie linee. A quest'ora ne dovrebbero circolare una decina su ciascuna linea.
Invece...